Un altro pasticcio. E’ quello prodotto dal calcio italiano
Un passo alla volta. Ma con la velocità di un bradipo. Il calcio italiano, in questo periodo di crisi, ha fatto vedere tutta l’inadeguatezza del suo sistema decisionale. Mentre altri sport, su tutti basket, volley e rugby, da più di un mese e mezzo hanno fatto le loro scelte, nel pallone si naviga a vista. Con le società, dalla serie A alla Terza Categoria, costrette ad essere spettatrici e in un certo senso vittime. L’ultima perla ieri, nel Consiglio Federale. Finalmente è arrivato lo stop al calcio dilettantistico: troppa grazia però, per conoscere le regole per promozioni e retrocessioni della D bisognerà, forse, aspettare il consiglio della Lnd di domani. I dubbi sono ovvi, visto che quanto era stato proposto ad esempio dal consiglio della Lega Pro, vale a dire blocco dei campionati con quattro promosse, è stato di fatto bocciato. Non solo: ieri è stato detto che la C deve tornare a giocare. Con i giocatori a casa da un mese, con impianti da sanificare, con protocolli da rispettare e spese enormi per le società. Un bel pasticcio, che, oggettivamente, fa ancora più confusione. In teoria si dovrebbe riprendere a fine giugno: ma non play-off e play-out, si dovrebbero giocare tutte le giornate di campionato mancanti. A Novara vedono la prospettiva di tornare in lizza per la serie B, a Gozzano si considera lo scenario emerso dal consiglio federale alquanto fantasioso. C’è poi il caso del Verbania, penultimo in D ma con una partita in meno: se retrocedessero le ultime due, che fine farebbe il club biancocerchiato, che sulla carta vincendo la partita con la Caronnese arriverebbe addirittura al sestultimo posto. Un bel pasticcio, come accade troppo spesso nel nostro Paese e nel mondo del calcio. Una certezza c’è: non si giocherà più dall’Eccellenza alla Terza. Caspita, che grande decisione: due mesi per una ovvietà. Ma anche questo è il calcio d’oggi…