Quante morti da piangere, quante lacrime da versare prima che il calcio dilettantistico abbia il coraggio, o meglio il pudore, di dire stop ai campionati in maniera definitiva? E’ la domanda che ormai da settimane mi frulla nella mia testa. All’inizio ho pensato che sperare in una ripresa fosse legittimo ed anche comprensibile. Poi però, con il passare dei giorni, con il triste e continuo aggiornamento di dati raccappriccianti e paurosi, ho perso la pazienza. Non è più comprensibile, non è più accettabile, che si attenda l’orizzontale temporale del 3 aprile per comunicare una decisione che è l’unica possibile. Non so se a Roma l’eco di quel che succede a Bergamo e Brescia, Lodi e Cremona, in Piemonte e Veneto, a Rimini ed in Emilia, sia lontana. Chiediamo, pretendiamo, che i dirigenti della Lnd abbiano un sussulto d’orgoglio, che si sintonizzino con quello che succede ogni giorno nei nostri ospedali, in corsia e nelle sale di rianimazione e di terapia intensiva. ” La decisione deve arrivare dal Coni o della Figc, noi non abbiamo potere- il ritornello che qualcuno continua a ripetere. Un ritornello che ci ha stancato, anzi un ritornello che continua a farci rabbrividire. Si dica stop subito: se non lo dice il Coni, se non lo dice la Figc, lo dica la Lnd o chi per essa. Perchè, se non se ne fossero accorti, è il Paese che lo chiede. Anche quello che vive di calcio, ma che al calcio, per ora, non può e vuole pensare
Daniele Piovera