Le parole del nuovo tecnico rossonero, alla sua terza esperienza da allenatore a Omegna
«L’Omegna ha bisogno, Davide Tabozzi non può tirarsi indietro»: spiega così, con la solita schiettezza, il proprio ritorno all’Omegna dopo due stagioni Davide Tabozzi, alla sua terza avventura della carriera sulla panchina rossonera. È stato scelto lui come successore di Adolfo Fusè, che a sua volta è tornato all’Ornavassese. «Non è un momento facile per il club nel quale sono nato calcisticamente, mi sono sentito in obbligo di mettermi in gioco – racconta Tabozzi –. Volevo fermarmi perché le persone che gravitano nel mondo del calcio di oggi non mi piacciono: percepisco soltanto la voglia di criticare, nessuno sottolinea mai quelle cose che funzionano e meritano un applauso. Però, all’Omegna non potevo dire di no. Grazie alla società della mia città ho iniziato a giocare nei Pulcini, ho fatto tutta la trafila delle giovanili sfiorando la Serie C. Ho poi debuttato in Prima Squadra e ho cominciato la mia carriera da allenatore sulla panchina rossonera. Ho vinto un campionato e ne potevo vincere un altro se non fosse scoppiata la pandemia. Sono tornato e ho raggiunto la salvezza. Nel 2022 me ne sono andato di mia spontanea volontà perché sentivo che non ero più in grado di dare quello che volevo. Però, a distanza di due anni, quando il direttore Comparoli mi ha chiamato, potevo rispondere soltanto in un modo».